Nel centro storico di Palermo, tra Corso Vittorio Emanuele e via Matteo Bonello, ci sono due grandi edifici molto conosciuti da tutti, cittadini e turisti: la bellissima Cattedrale e il maestoso Palazzo Arcivescovile. Traboccanti di arte e cultura, sono tra i massimi rappresentanti dell’architettura cristiana di questa città.
Ma entrando per via Bonello, a poco più di cento metri dietro la Cattedrale, c’è il Vicolo dei Pellegrini. E’ una piccola strada, costeggiata dalle antiche mura della città e da vecchie case, di cui alcune in disuso, con muri di pietra e tetti di cielo.
A ogni passo, inoltrandosi nel vicolo, i suoni del nostro tempo: i motori delle auto, i clacson degli impazienti o le voci della strada, pian piano si affievoliscono, fino a scomparire del tutto.
Qui, esiste un luogo…
Si chiama Santa Cristina la Vetere, è una piccola chiesa dalla storia quasi millenaria. Era il tempo dei Normanni, quando a bordo di una nave, approdarono in questa città le Sacre Reliquie di Santa Cristina, la futura Patrona di Palermo, una Santa bambina che venne martirizzata perché, ribellatasi al padre e a un matrimonio non voluto, aveva scelto di donarsi a Dio.
Era l’anno 1169 quando arrivarono le sue spoglie, la Cattedrale era in ristrutturazione, così si decise di ospitarle in un edificio a forma quadrata, adibito a chiesa. Conci ti tufo squadrati e pesanti, grosse mura possenti e grandi colonne, troppo grandi per sostenere quella piccola volta a crociera. Sì, è sicuro, era stata costruita per essere altro, probabilmente una torre, che avrebbe dovuto raggiungere altezze mai più raggiunte.
Qui arrivò Cristina, lontana dalla terra natia prima pellegrina ospite tra queste mura, a dare inizio alla storia di una piccola chiesa che sarà per secoli simbolo di rifugio e accoglienza.
Verso la fine del ‘500, la Compagnia della S.S. Trinità dei pellegrini detta dei rossi la scelse come luogo per dare conforto e ospitalità a viandanti e pellegrini, quei pellegrini che seguendo le vie francigene con coraggio e devozione, per raggiungere i luoghi santi del cristianesimo affrontavano fatiche e pericoli, spesso a piedi o al più a dorso di mulo.
Qui, nella chiesa di Santa Cristina, trovavano un letto, un pasto caldo e il riparo delle sue possenti mura. Quanti sospiri e quanta gratitudine si saranno poggiati su quei conci di tufo. Quante voci silenziose si saranno rivolte alla Santa, a chiedere protezione per il lungo cammino ancora da percorrere, fiduciosi che li avrebbe accompagnati fino alla meta.
Per secoli questa chiesa ha continuato ad accogliere e ospitare, ad aprire le sue antiche porte a coloro che necessitavano di momentaneo rifugio, fino a non molti anni fa, quando un giovane Don Pino Puglisi, vi abitò per alcuni mesi. Nella piccola sacrestia, ancora oggi le tracce del suo passaggio; il suo letto, il suo scrittoio.
Quando entrerai in Santa Cristina, siediti su una panca, ascolta il silenzio e respira l’odore del tempo. Forse sarà per i suoi colori, i tenui grigi e ocra dell’arenaria e del tufo, forse per le piccole volte che si incrociano su, in alto, a formare leggeri archi di pietra o per le grandi colonne che li sorreggono. Sicuramente sarà per il prezioso compito che questa piccola chiesa ha svolto per secoli, quello di accogliere il dolore, la stanchezza, la speranza e di restituire in cambio il conforto del riposo. Sarà per tutto questo insieme, al di là dello spazio e del tempo, che sentirai di fare parte di questo luogo, di essere anche tu pellegrino, finalmente giunto in un luogo dell’anima.
Tutti i visitatori, che negli anni sono venuti a Santa Cristina la Vetere, hanno condiviso con noi la medesima esperienza, una vivifica sensazione di pace che accoglie come un caldo abbraccio.
Cinzia Bascone
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