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Medioevo, ovvero secoli bui nella storia dell'Umanità? No! Soprattutto non in Sicilia

Aggiornamento: 13 feb 2021


Il medioevo, in Italia così come in Europa, lo si fa andare più o meno dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente anno 476, alla scoperta dell’America anno 1492.

Fu un periodo lungo 1000 anni, su un’area geografica molto grande: storia, accadimenti, guerre e per questo impossibile da sintetizzare in poche parole. Per molti, questi vengono definiti “Secoli bui”, perché incastrati tra quelli d’oro della Classicità e l’esuberante splendore del Rinascimento. Ma farlo è semplicistico e riduttivo, le nostre città e le nostre biblioteche sono ricche dell’arte e della cultura di quei secoli: Giotto, Dante, le cattedrali Gotiche.

Una cosa ha però caratterizzato tutto il medioevo, l’incontrovertibile certezza che la vita dell’uomo appartenesse alla chiesa, detentrice delle uniche verità e quindi a Dio, il Dio cristiano. Questo ha determinato una conseguente chiusura, verso l’ignoto, verso il diverso, verso concetti e culture che la chiesa, più che la religione, non sapeva spiegare.

Ma non da noi, non in Sicilia.

Questa terra al centro del Mediterraneo, amata e ambita per posizione, clima, bellezza, è stata dominio di popoli provenienti da ogni dove, dal sud come dal nord. Culture, religioni, tradizioni diverse, qui si sono incontrate, in poco spazio e in poco tempo e hanno imparato a convivere, in quel clima di accoglienza e tolleranza che ha contraddistinto le genti di quest’isola.

Quando il Governatore bizantino di Siracusa nell’827 vuole l’indipendenza da Bisanzio, chiede aiuto agli Arabi, ma altro che lasciarla indipendente! La Sicilia è troppo bella, troppo ricca, troppo importante, impiegheranno 100 anni per conquistarla tutta e Palermo, divenuta capitale, sarà una delle più grandi Città d’Europa. Gli Emiri faranno realizzare grandi palazzi e grandi moschee, dove l’arte e la cultura bizantina si fonderà con la sagacia e l’ingegno delle architetture arabe.

Gli Arabi non sono male come conquistatori, giuste tasse, libertà religiosa (ma senza manifestazioni in pubblico, non esageriamo) e tante novità. Coltiveranno nuove piante in questa terra, resa ancor più fertile da nuovi, geniali sistemi di irrigazione: l’ulivo, il riso, le melanzane, la cipolla, i legumi. Nuovi impasti lievitati e ripieni e il cibo da mangiare in strada, si integreranno cambiando i gusti e le tradizioni della cucina nell’isola.

Nuove piante per nuovi colori: l’Indaco per l’azzurro, l’Hennè per il rosso, il Guado per il blu, e nuovi profumi: le Rose e il Gelsomino. Ma primi tra tutti gli Agrumi, che da lì in avanti saranno il simbolo e il colore della terra di Sicilia.

Quando, grazie alle lotte intestine tra gli Emiri, approdò con la sua flotta il Re Normanno Ruggero I, decise che questa meraviglia doveva fare parte del suo regno. Per cento anni regnarono, facendo dell’isola il centro nevralgico tra Oriente e Occidente, continuandone la tradizione di tolleranza e libertà religiosa. Qui le imponenti architetture normanne sposarono l’ingegno arabo, arricchendosi delle strabilianti decorazioni bizantine dalle migliaia e migliaia di tessere d’oro. Ogni cultura era presente col meglio di sé!

Alla morte dell’ultimo discendente Normanno, furono i tedeschi Svevi ad avere il dominio sull’isola per 70 anni, fino a Federico II che di tedesco aveva ben poco. Era figlio di Costanza D’Altavilla, normanna nata a Palermo, era nato a Iesi in Italia, rimasto orfano e affidato alla tutela del Papa visse la sua infanzia a Palermo. Risiedeva nel Palazzo dei Normanni e nel Castello di Maredolce, tra i suoi precettori c’era anche un Imam musulmano. Sia a palazzo che tra le vie di Palermo, il giovane Re respirò religioni diverse, culture diverse, arte e tradizioni diverse. Uomo colto, curioso e controverso; partecipò alle crociate per liberare la Terra Santa, ma fu anche scomunicato dal Papa un paio di volte, divenne Imperatore del Sacro Romano Impero d’Oriente e come Re cristiano del Regno di Sicilia volle una costituzione, nella quale fece scrivere: “A Ebrei e Saraceni (Arabi) concediamo le medesime garanzie, perché non vogliamo che innocenti vengano perseguitati, soltanto perché ebrei o musulmani”.

Con la morte del suo ultimo erede Manfredi, suo figlio illegittimo, iniziò la breve e sanguinosa dominazione francese in Sicilia, gli Angioini. L’isola venne lasciata a dignitari, che seppero solo essere brutali e corrotti oppressori. Nel 1282, con un’Insurrezione chiamata “Vespri Siciliani”, i francesi vennero scacciati via e lo spagnolo Pietro d’Aragona, sposo dell’ultima discendente degli Svevi, venne incoronato Re di Sicilia.

Ma tra vice-re spagnoli e nobili latifondisti, il popolo continuò a versare in condizioni di povertà e decadenza, il periodo d’oro del Medioevo Siciliano era finito.

Però nel nostro DNA, sono custoditi la cultura, la tolleranza, la sapienza, di Arabi, Normanni, Svevi. Ma anche la loro tenacia, caparbietà, spregiudicatezza. Siamo un mix, meraviglioso e variopinto.

Occhi azzurri o pelle bruna, siamo noi.

Cinzia Bascone



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