Ripercorriamo la ‘passione’ della giovanissima martire Cristina, la più venerata fra le Sante patrone di Palermo prima dell’avvento del culto di Santa Rosalia.
Palermo, 1160: una nave proveniente da Sepino – piccolo comune del Molise – risalì il fiume Papireto, allora navigabile, giungendo fin sotto le antiche mura urbane.
L’imbarcazione trasportava le preziosissime reliquie di Santa Cristina di Bolsena, donate all’arcivescovo di Palermo Gualtiero Offamilio il quale, non potendole collocare in Cattedrale - allora in ristrutturazione - pensò di riporle in un luogo molto particolare: un edificio, progettato per essere una torre difensiva, poi trasformato in chiesa proprio per custodire le reliquie della Santa e renderle oggetto di venerazione per i fedeli.
Si tratta della chiesa di Santa Cristina La Vetere, piccolo gioiello dell’architettura normanna dedicato alla martire di Bolsena, che sorge nel Cortile o Vicolo dei Pellegrini presso le antiche mura della città e nelle vicinanze della Cattedrale della Santa Vergine Maria Assunta.
Si diffuse, allora, nel Capoluogo siciliano il culto per Santa Cristina che divenne – insieme a Santa Oliva, Santa Ninfa e Sant’Agata – amatissima patrona di Palermo.
Le statue delle quattro Sante vegliano ancora oggi sulla città dalla balaustrata del Piano della Cattedrale e dalla monumentale piazza Vigliena, meglio nota come i “Quattro Canti”. In particolare, nel terzo ordine della facciata dell’edificio adiacente alla chiesa di San Giuseppe dei Teatini spicca la statua della martire di Bolsena accompagnata dalla ruota, simbolo del suo martirio.
La ‘passio’ di Santa Cristina
Santa Cristina viene definita “la grande martire” per il numero e l’atrocità dei tormenti che le furono inflitti. Aveva solo undici anni quando, al tempo dell’Imperatore Diocleziano (243-312), fu rinchiusa dal padre Urbano – magister militum di Bolsena – in una torre insieme ad altre 12 fanciulle affinché venerasse i simulacri degli Dei, come se fosse una vestale. Cristina si rifiutò di onorarli perché il suo cuore apparteneva già a Dio: proprio in quel momento accorse un angelo a confortarla, mentre le statue degli Dei andarono in pezzi.
La ribellione della fanciulla fu punita dal padre che la condannò a una serie di supplizi da cui, miracolosamente, la martire uscì indenne: primo fra tutti quello della ruota sotto la quale ardevano le fiamme. Urbano ordinò, poi, ai suoi servi di gettarla in mare con al collo una grande pietra che si mise a galleggiare riportando Cristina a riva.
Anche dopo la morte del magistrato, il martirio della giovane non ebbe fine: continuò ad essere sottoposta a torture e flagellazioni e venne fatta immergere in una caldaia bollente colma di pece, resina e olio uscendone, ancora una volta, illesa. Condotta successivamente al tempio di Apollo le fu intimato di adorare il Dio, ma la fanciulla, con uno sguardo fulminante, ridusse l’idolo in polvere.
Allora, l’indomita Cristina venne esposta al morso dei serpenti velenosi fatti arrivare da un serparo della Marsica, terra nota per la pericolosità dei suoi rettili; inaspettatamente, i serpenti si rivoltarono contro lo stesso serparo che morì all’istante. La 'Passio' riporta che la giovane comandò ai serpenti di andarsene nel deserto e poi risuscitò il morto.
A quel punto il magistrato Giuliano, sempre più risentito per tali eventi miracolosi, ordinò di tagliare le mammelle e mozzare la lingua della fanciulla che si scagliò contro il suo persecutore, accecandolo. Cristina morì, da ultimo, trafitta con due frecce nel cuore e una nel fianco.
La figura di Santa Cristina, giovanissima martire cristiana, ha incantato nei secoli pittori e scultori che le hanno dedicato importanti opere, e ha conquistato il cuore di innumerevoli fedeli che ne ammirano il coraggio e l’incrollabile fede.
La Santa è l’esempio paradigmatico del ruolo che il Vangelo ha affidato alle donne che diventano, al pari degli uomini, testimoni di Dio fino al martirio dimostrando una forza straordinaria spesso in grado di condurre alla conversione atei e pagani.
Vogliamo concludere questo piccolo viaggio sulle tracce di Santa Cristina con una curiosità: il Sagrato – o Piano della Cattedrale – realizzato nel 1195 è stato, a lungo, “teatro” della vita religiosa e civile della città di Palermo. Il Piano era detto “Dei Cavalieri” perché vi si incontravano e intrattenevano i Cavalieri. Inoltre, dal 1515 fino al XIX secolo, esso ha ospitato la “Fiera di Santa Cristina”: per quindici giorni era occupato dalle bancarelle piene di merci e l’evento più atteso era “a pisca”, un sorteggio dove venivano assegnati vari premi.
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